Authors:
Dott.ssa Franco Teodora
Pubblication Date: 2020-12
Printed on: Volume 2, Publications, Covid Issue
DOI: https://doi.org/10.36017/JAHC2012-COVID19-8
L’interpretazione dei risultati
Siamo di fronte ad una serie di domande riguardanti l’atteggiamento assunto dall’ universo degli operatori interrogati in occasione di un evento che ha stravolto l’intera società nell’ anno 2020. Ancor di più gli operatori che hanno un impegno lavorativo in una società, che come abbiamo visto nei mesi, ha avuto bisogno di conforto e risposte che sono dovuti maturare nel tempo. Da questi dati sembra emergere con chiarezza una tipologia di operatore che necessita di essere più fiducioso nella collaborazione tra operatori e cittadini, risulta però anche meno disponibile ad accettare il contenuto del processo sopravvenuto.
Questa nuova attenzione costringerà sempre più operatori a far convivere le regole del sistema con un nuovo e più rispettoso comportamento nei confronti degli operatori e della società intera.
La necessità riguarda tutti, l’emergenza riguarda tutti, per cui tutti devono essere tutti insieme attenti alle evoluzioni, più degli altri soggetti che vivono in società cosiddette “sane”.
La velocità del cambiamento coinvolge oltre gli equilibri più stretti delle attività anche una diffusa modificazione della domanda di intervento.
Si tratta di convivere con l’incertezza, ricostruire i comportamenti relazionali alla luce di variabili indipendenti dalla sola professionalità lavorativa, la quale subisce sempre più modificazioni dall’ esterno imposte dall’ evento in questione.
La caratterizzazione del nuovo si concentrerà da una parte su l’emergenza così come è nata e, dall’altra su cosa e con quali garanzie dovrebbe nascere una nuova professionalità alla luce di questi cambiamenti emergenziali che ormai stanno assumendo una connotazione latentemente cronica.
Sul prodotto della rappresentazione idealtipica, nella versione weberiana del termine, assumerà sempre più valore la capacità di rapporto che il fenomeno riuscirà a stabilire con la società nella sua globalizzazione perché la salute rappresenta un problema comune a tutti e nella sua multidimensionalità della salute fisica, psichica, sociale ecc, ed è anche la forma attraverso le quali sempre più si dovrebbero fornire garanzie qualitative.
Si tratta di compiere dunque scelte su terreni di confronto molto difficili ed impegnativi dove la destinazione di risorse è indispensabile.
Se si osserva con attenzione infatti l’insieme dei cambiamenti presentatasi nella struttura degli operatori e nelle loro abitudini di vita, emerge con estrema chiarezza l’immagine di un doppio movimento: quello della concentrazione delle idee delle persone e dell’uniformità dei loro comportamenti per tutto l’arco di tempo, anche se brevemente considerato, e quello esattamente opposto della dispersione sul territorio e della differenziazione dei comportamenti che copre il periodo successivo. Appare una sorta di pendolo attraverso le cui oscillazioni e forse possibile leggere cambiamenti nello stile di vita, e nei sistemi di preferenze.
Come tutte le chiavi di lettura, anche questa delle oscillazioni dei due movimenti presenta vantaggi e svantaggi che vale la pena indicare brevemente: Il maggior vantaggio è dunque costituito dal fatto che ragionando su quelle che sembrano essere le tendenze di fondo, diventa più facile estrapolare qualche trend e formulare delle previsioni sui cambiamenti che si profilano per il prossimo futuro. Lo svantaggio è rappresentato invece dal fatto che questo procedimento impedisce di cogliere l’estrema varietà di modalità con cui questi movimenti si sono presentati col rischio di appiattire e di semplificare una storia ricca di particolarità e sfumature, ma neppure ricca di contrasti ed anomalie tra i quali il costante divario tra nord e sud del paese, o la crescita squilibrata tra operatori pubblici e privati.
Va detto però che al di là di questi vantaggi e svantaggi, questa chiave di lettura si presenta particolarmente interessante dal punto di vista sociologico, dal momento che essa evidenzia, meglio forse di ogni altra, il processo di modernizzazione maturato in questo periodo nella società italiana.
Come infatti si cercherà di mostrare nelle pagine successive lo sviluppo di attività culturali legate al fenomeno in questione, ed i movimenti urbani, nelle due direzioni indicate, hanno costituito degli strumenti centrali della sprovincializzazione e della crescita sociale e culturale del paese
Si insinua un movimento di “omogeneizzazione”, la pandemia ha cioè uniformato i cittadini di ogni nazione. Sembra prevalere un certo fatalismo che si coniuga col rifugiarsi in casa di persone che da tempo non ce la facevano più e che mostrano vari tentativi di lasciare fuori un mondo aggressivo per rinchiudersi dentro il bozzolo protetto delle loro certezze. Un atto di resilienza che invero ha completato il processo di avvilimento che lo ha indotto a diventare ogni persona un “cittadino d’ Europa”, non c’è quindi bisogno di un’indagine sociologica ma è sufficiente guardarsi intorno per capire come oggi nell’ Era del covid-19 il sentimento più diffuso tra gli italiani sia la paura. Gli italiani hanno paura perché potrebbero essere licenziati e cadere in miseria.
Se forse in alcune aree del paese si è già costituito un discreto livello di benessere psicosociologico, almeno per certe professioni sanitarie, quello che manca sono gli altri due requisiti da raggiungere: la propensione all’‘uniformità di comportamenti rispetto all’ evento emergenziale, che rappresentano appunto la dimensione culturale del livello raggiunto dal paese stesso con la sua legislazione e la sua adesione alle regole.
Non si dimentichi che l’Italia è una società caratterizzata da profonde differenze quanto a tradizioni culturali ed abitudini di vita, ma in questo momento ha dato grande prova di civiltà e di senso di identità nazionale e di progresso. Dai dati appare infatti emergere sì che i I “localismi” sono talmente consistenti da costituire un ostacolo rilevantissimo di quella base di gusti e di preferenze comuni necessaria per la crescita della domanda interna e per il decollo delle attività tutelanti e dedicate al rispetto e all’ attenzione per preservare la salute raggiunta fino ad un certo momento.
Ciò che manca in questo periodo è un quadro comune di riferimento per l ‘agire sociale, un orientamento collettivo in grado di ridurre, di smussare le resistenze in diverso modo e in diversa misura, ad un certo punto la globalizzazione che viene a porsi come il nuovo quadro collettivo di riferimento per la selezione dei comportamenti mentre diventa il luogo privilegiato per la diffusione del nuovo modello culturale. Vale la pena ricordare che abitudini di comportamento e di stili di vita si diffondono soprattutto per contatto, per imitazione. Per poter assumere una dimensione collettiva, di massa lo stile globalizzante richiedeva una grande concentrazione di individui ciò che e avvenuto attraverso i social, attraverso la comunicazione televisiva, giornalistica, radiofonica, ecc
La globalizzazione che si è affermata in questo periodo crea un nuovo conformismo un’omogeneizzazione di aspirazioni e di comportamenti attraverso l’attenuazione delle specificità culturali con differenti fisionomie culturali dei suoi protagonisti.
Non avendo ancora a disposizione un nuovo modello di vita vale la pena analizzare domanda per domanda come si è affrontato il problema.
ANALISI DELLE SINGOLE DOMANDE (da 25 a 30)
DOMANDA 25
Vale la pena porre attenzione alle fasce d’età degli intervistati. Le fascia d’età che appaiono interessanti sono quella da i 25-29 con il 16% e 30-34 anni che rappresenta il 17% della popolazione, segue la fascia 35-39 col 14% e poi 50- 54 il 12%; infine 40-44 11% e 45-49 con l’11%. Se sommiamo le fasce cioè quelle dai 25 ai 34 anni vedremo che raggiungono il top ovvero il 33% che vince su tutte le altre possibili aggregazioni. Per tal motivo la tipologia del i soggetti che rispondono a questa domanda risulta essere fortemente giovane ma con un grado di maturità raggiunto consapevole e fortemente motivato e preoccupato sull’ andamento dell’evento in corso.

Interessante appare anche l’identità di genere dell’universo delle persone che rispondono a tale domanda esso è infatti costituito dal 33% maschi e 67% femmine. Questo rappresenta quindi una forte coscienza femminile come donne, come soggetti attivi nella società nelle forme più poliedriche che questa società ci propone di donna di madre, di compagna, di figlia, come altamente responsabile e figura di riferimento di questa società culturale.

Forte interesse coinvolge l’ analisi domanda 25 per quanto riguarda i titoli di studio infatti dall’ elaborazione dei dati si rileva che il maggior numero di operatori che rispondono sono in possesso di laurea (80%), seguono coloro che sono già in possesso di laurea ma hanno anche una specializzazione post laurea (13%) poi 6% hanno un diploma e l’1% licenza media , sono questi gli ultimi personaggi che hanno fatto storia nell’ organizzazione lavorativa:

Per quanto riguarda inoltre lo stato relazionale è evidente una forte percentuale di soggetti che aderiscono al questionario, ovvero il 63% sono 43% coniugati e 20 % conviventi i quali forse hanno una maggiore incidenza in quanto responsabili come capifamiglia o meno dell’evolversi della situazione di emergenza. Seguono a ruota i single e i separati. Per quanto riguarda lo stato relazionale le altre percentuali riguardano il 16% single, il 15% fidanzati il 5% separati, 1% vedovo

Una domanda di largo interesse coinvolge coloro che hanno o meno dei figli: in questo caso non sembra riflettersi una situazione accattivante nell ‘uno e nell’ altro caso. Il 50% non ne ha, l’altro 50% ne ha più di 1 il 30% e il 20 % 1 solo figlio. Ciò sembra dimostrare che l’essere in possesso dei figli o meno, non preclude un interesse di forte impatto sociale nei confronti dell’emergenza.

L’ accordo o meno all’ idea che la pandemia globale metta all’ ordine del giorno la globalizzazione delle politiche sanitarie più che la loro nazionalizzazione si esprime con percentuali finali sono così rappresentate:
4% 8% 33% 29% 26%
Le quali sono rappresentate nella successiva Figura 39

Sulla domanda della globalizzazione più interessante della nazionalizzazione va quindi affermato che il valore centrale è il mediano ovvero 33% più 29% la pensano mediamente così. Il punteggio ottenuto fa affermare che ciò che appare dominante è quindi una forte incertezza nell’adesione a questa problematica.
Questa domanda potrebbe quindi effettivamente costituire un buon indicatore di atteggiamento
DOMANDA 26
“Il sistema sanitario nazionale non può supportare un dualismo così forte tra nord e sud” dimostra che il valore centrale è quello che riporta sempre un peso dominante, Ovvero gli operatori mostrano un forte grado di incertezza nel sostenere questa affermazione.

In questa domanda sembra delinearsi un rapporto maschio femmina che è sempre a favore delle donne

Le fasce d’età più rappresentative rimangono quelle dai 25 ai 34 anni

In riferimento al titolo studio di ancora la laurea che ha la maggiore incidenza

Cosi come per lo stato relazionale il coniugato e il convivente rappresentano gli operatori maggiormente frequenti.


In relazione a questa domanda il 51% non ha figli, segue a ruota chi ne ha più di uno 30% e poi che ne ha uno solo 19%
DOMANDA 27
Per la domanda 27 abbiamo il seguente interrogativo sull’ affermazione che “nell’ emergenza COVID Il sistema Sanitario ha mostrato limiti ed inefficienza “: Quanto e d’ accordo. Il maggior numero di consensi rientra nella fascia di incertezza più acuta.

Anche in questo caso i dati mostrano un’incertezza forte alla domanda , segue a ruota il valore lievemente in disaccordo.
In riferimento alla dom. 27 parliamo di sempre di operatori con una distribuzione percentuale di maschi e femmine con una dominanza di genere femminile al 67%

Anche in riferimento allo stato relazionale ritroviamo le categorie più frequenti quelle riferite a coniugati e conviventi

In riferimento al titolo di studio raggiunto abbiamo ancora la laurea conseguita il titolo più frequente

In riferimento alle fasce dì età le più frequenti sono sempre le stesse delle precedenti 25-29 e 30-34 anni

Infine solita attenzione viene riposta sulla presenza o meno di figli nel nucleo familiare, il che considera interessante il senso di responsabilizzazione sociale indipendente dalla presenza o meno degli stessi

DOMANDA 28
Alla dom.28 “Esiste una stretta relazione tra la regionalizzazione dei servizi sanitari e le difficoltà nella prevenzione/gestione nell’ emergenza covid 19” ritroviamo la seguente adesione all’ accordo il quarto e il quinto 30 e 32% con un atteggiamento alquanto negativo nei confronti dell’ item stesso.

Segue a ruota una predominanza femminile tra gli intervistati anche qui;

Le fasce d’ età sono sempre le più interessanti le più giovani

E di conseguenza i più acculturati sono coloro che sono interessati a rispondere


E la quasi irrilevanza nella presenza di figli o meno.

In riferimento alla DOMANDA 29 abbiamo:
Quanto è d’ accordo su questa affermazione: Le misure di distanziamento sociale stanno accelerando ulteriormente l’affermazione della tecnologia come abilitatore dei rapporti con l’esterno, tanto a livello lavorativo quanto affettivo. Sembra che la maggioranza di coloro che hanno risposto siano poco d’accordo con questa affermazione quindi si pongono in una posizione tendente più al disaccordo

In riferimento agli item sul sesso e l’età troviamo le stesse percentuali di persone che aderiscono al questionario
Dunque la tipologia viene riproposta in tutta la sua completezza: maggioranza donne 67%, con titolo di
studio laurea 81% con presenza nel nucleo familiare di figli al 50%

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Passerei a questo punto a tracciare una tipologia di operatore/operatrice più idoneo all’ adesione al questionario e con una coscienza sociale, oltre che professionale. Vediamo più da vicino che cosa riusciamo ad intravedere.
Dai dati si evince una maggioranza di operatrici Donne che hanno aderito allo studio rispondendo al questionario.
Questa pandemia esprime allora una tipologia di donna operatrice che prima forse non si vedeva; appare quindi che queste donne, dopo un’iniziale paura che ha contagiato tutti indifferentemente, abbiano preso in mano le loro professionalità e con temerarietà pare dunque non abbiano paura neanche del coronavirus nel senso che lo affrontano in maniera coraggiosa. Tale pandemia la considerano sì una malattia estremamente seria ma non è identificata né come la prima né come l’ultima che si affronterà. Queste donne immaginano i pericoli del prossimo futuro ma fino a quando non si rendono conto che è pura realtà sarà difficile uscirne. Grazie ad internet (vedi dom.29) rappresentano una società creativa. Sembra quasi che il coronavirus ha fatto si che si infettassero i sentimenti: infatti non si può più baciarsi, abbracciarci , ma nello stesso tempo tale virus ha permesso un rallentamento di vite che comunque non rappresenta una cosa tanto negativa – Il rallentamento permette la meditazione, abbiamo più’ tempo per pensare e per ponderare le emozioni e i sentimenti e far sì che natura e l’ ambiente trovino un punto di accordo. Durante la pandemia le stesse donne che lavorano hanno cominciato a preparare il pane fatto in casa ma allo stesso tempo da ciò che appare dall’ analisi di questi dati non rischiano di bruciare tutti i diritti conquistati negli ultimi decenni.
Chi ha risposto alla dom 29 rappresenta una società creativa anche se le misure di distanziamento sociale non sembrano accelerare ulteriormente l’affermazione della tecnologia come abilitatore dei rapporti con l’esterno, tanto a livello lavorativo, quanto affettivo infatti il quarto e il quinto grado di disaccordo espresso va qui molto considerato. l’atteggiamento diverso appare in tutta la sua gradualità.
La maggioranza delle donne che hanno aderito al questionario forse dimostrano che sono molto più attente alle vite umane rispetto a tutti coloro che pensavano di affrontare la pandemia facendo i duri senza ricorrere a misure di contenimento.
A questo punto ci viene da chiedere: come si comporta un gruppo di lavoro di fronte ad una emergenza? Sembra difficile teorizzarlo ma una mano può darla forse il riferirci brevemente alla teoria del comportamento e alle strategie di intervento. Sembra doveroso farlo rifacendoci alla nascita della moderna “Teoria dei Giochi” la quale vede la luce con l’uscita del libro “Theory of Games and Economic Behavior” di O.Morgenstern e J. Von Neumann (Teoria Attesa dell’Utilità) Altri autori (Borel e Zermelo) affermano che Morgenstern e Von Neumann volevano tentare di descrivere matematicamente il comportamento umano in quei casi in cui l’interazione fra uomini comporta la vincita o lo spartirsi di qualche tipo di risorsa. Poi arriva John Nash con i suoi giochi non cooperativi che applica Teoria dei Giochi ed Applicazioni in Economia
Sembra curioso trattare un comportamento di gruppo analizzando la “Teoria dei giochi”, ma essa è perfettamente collegata a queste tematiche in quanto tiene conto della scienza matematica che analizza situazioni di conflitto e ne ricerca soluzioni competitive e cooperative tramite modelli: tale teoria riguarda lo studio delle decisioni individuali in cui vi sono interazioni tra i diversi soggetti tali per cui le decisioni di un soggetto possono influire sui risultati conseguibili da un rivale secondo un meccanismo di retroazione. Questa teoria permette che degli Individui “intelligenti” (capiscono la situazione in cui si trovano e sono in grado di fare ragionamenti logici corretti) e degli Individui “razionali” che abbiano preferenze coerenti sugli esiti finali del processo decisionale ed abbiano l’obiettivo di massimizzare queste preferenze.
La Teoria di Nash portò un radicale cambiamento in campo economico, rivoluzionando l’approccio sino ad allora basato sulle teorie di Adam Smith. Smith affermava infatti che un gruppo ottiene il massimo risultato quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sé stesso: “l’ambizione individuale serve al bene comune” e di conseguenza “il risultato migliore si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sè” (Teoria della mano invisibile) Nash sostiene invece che tale enunciato è incompleto e dovrebbe essere completato dicendo che “il risultato migliore si ottiene quando ogni componente del gruppo fa ciò che è meglio per sè e per il gruppo, secondo la teoria delle dinamiche dominanti .
Interessante applicare il processo di sviluppo della produzione scientifica per i professionisti sanitari.
La multidisciplinaretà e l’interprofessionalità permette un’interazione ed una nascita di un luogo di confronto con diversi interessi e anche con differenti opportunità per tutti.
A questo punto potremmo tralasciare la visione machiavellica, del fine che giustifica i mezzi, sulle modalità con le quali si possa operare al fine di massimizzare il proprio tornaconto, e osservare che risulta subito lampante come l’ambizione del benessere collettivo venga degradata al ruolo di propulsore ed esaltatore del comportamento egoista degli individui, il tutto a scapito di ogni forma di sviluppo basata sulla collaborazione e sul mutuo sostegno tra le parti.
Secondo la visione di Nash, che può essere a tutti gli effetti riconosciuta come un’estensione di quella teorizzata da Smith, il comportamento di un giocatore è modellato sulla base di tre ipotesi fondamentali:
- egoismo:il giocatore ha come unico obiettivo l’ottimizzazione del proprio tornaconto personale (massimizzazione dei propri profitti o minimizzazione dei propri costi) e non si preoccupa del fatto che il suo comportamento possa andare a scapito degli altri soggetti che partecipano al gioco;
- razionalità: il giocatore, nel perseguire il proprio obiettivo, si comporta in maniera logica e intelligente, effettuando sempre le scelte più ragionevoli;
- non cooperativismo: il giocatore, nel perseguire il proprio obiettivo,non può creare accordi né coalizioni con altri soggetti che partecipano al gioco.
Ormai però, nel nostro caso la situazione è più interessante in quanto appare chiaro che l’ipotesi di razionalità non possa ammettere una formalizzazione rigorosa e che la sua interpretazione debba essere demandata, di volta in volta, all’intuizione del momento seguendo le personali idee del conflitto e della gestione del potere.
Sarebbe interessante passare dalla Teoria dei Giochi che ci illumina sugli interessi impliciti ed espliciti delle singole professioni , con molta prudenza, alla trattazione della definizione sociologica del GRUPPO per capire come gli attori, che stiamo considerando, si identificano, si aggregano, si raggruppano, ma questo è un argomento che merita più tempo dedicato e per ora, come abbiamo introdotto all’ inizio, siamo di fronte ad una serie di domande riguardanti l’ atteggiamento assunto dall’ universo degli operatori interrogati in occasione di un evento che ha stravolto l’ intera società nell’ anno 2020. Ancor di più gli operatori che hanno un impegno lavorativo in una società, che come abbiamo visto nei mesi, ha avuto bisogno di confronti e di risposte che sono dovuti maturare nel tempo, Da questi dati sembra emergere con chiarezza una tipologia di operatore che necessita di essere più fiducioso sì alla collaborazione tra operatori e cittadini, risulta però anche meno disponibile ad accettare il contenuto del processo sopravvenuto. Si spera di dovere affrontare il prossimo futuro con una razionalità ed una logica senza farsi prendere dal panico e dall’ anomia.